Silvio POZZANI, La Guerra per Bande, Estratti dal n.2/2010 – 2/2016 – 3/2017 della Rivista “Il Pensiero Mazziniano”, aprile 2020, pp.18


Questo scritto uscito sulla rivista “Il Pensiero Mazziniano” intende riportare sotto i riflettori il contributo che i mazziniani hanno offerto sia in termini politici ideologici ma anche sotto il profilo del sacrificio personale, a quella lunga lotta cominciata nel Risorgimento e continuata nella Resistenza. In particolare, esamina una tipologia di lotta armata che attualmente nelle accademie militari viene definita come guerriglia, mentre nel corso del Settecento e dell’Ottocento era nota come “guerra per bande”. La prima opera organica sul tema è di Carlo Bianco: secondo il piemontese gli italiani divisi e soggiogati erano impossibilitati a creare un esercito regolare. L’unica via sarebbe rimasta quella delle montagne e dei piccoli gruppi armati, prendendo come modello la micidiale guerriglia spagnola contro gli occupanti francesi che segnò l’inizio della fine dell’egemonia napoleonica. L’Italia avrebbe dovuto conseguire la libertà con le proprie forze, senza aspettare aiuti dall’estero, e le condizioni orografiche della penisola avrebbero rappresentato un valido fattore favorevole alla guerriglia. Mazzini rielaborò le idee del Bianco, sviluppandole durante tutta la sua esistenza: l’insurrezione avrebbe dovuto essere sollecitata dall’attività delle bande, considerate “i precursori della Nazione”. Nel Risorgimento italiano le idee di Bianco e Mazzini trovarono una parziale attuazione, probabilmente le Cinque giornate di Milano ne furono l’esempio più cristallino. Ma Bianco e Mazzini avevano gettato un seme che avrebbe immancabilmente fruttificato tempo dopo: la Resistenza europea contro il nazifascismo tradusse in azione il pensiero di quei due grandi italiani, consacrandone il genio anticipatore. La guerra partigiana cercò motivi di ispirazione nella lezione del mazzinianesimo. Ferruccio Parri interrogato sull’idea di creare un esercito popolare partigiano, dichiarava apertamente di ispirarsi alla guerra per bande delineata da Mazzini. Accanto alle brigate intitolate a Garibaldi e Matteotti ci furono in Liguria, Lombardia e Lazio, quelle intitolate a Mazzini, Mameli e alla Giovine Italia. Tutte queste regioni vantano dei martiri mazziniani, che combatterono per la giustizia, la libertà e l’indipendenza dell’Italia. Mazziniano fu il triestino, già combattente della Grande Guerra e Legionario fiumano Gabriele Foschiatti; mazziniano fu Giannantonio Manci, capo della Resistenza del Trentino, così come mostrava di conoscere bene il pensiero del celebre patriota genovese Pedro Ferreira, comandante delle formazioni Giustizia e libertà. E mazziniano fu la Medaglia d’Oro della Resistenza Duccio Galimberti, che nella sua ultima lettera prima di venire ucciso dai fascisti scrisse parole che costituiscono un indelebile testamento morale per i patrioti di ogni epoca “..Io la sento come una crociata la nostra ed un dovere morale da cui non ci si deve ritrarre. In questo ringrazio la Mamma di avermi così permeato di spirito mazziniano, di culto del dovere”.

Alessio Pizziconi